Ammissione in Medicina: la storia di Simone e il valore del metodo Cordua nel percorso universitario

Ammissione Medicina - metodo cordua

L’ ammissione in Medicina è l’inizio di un percorso lungo, impegnativo e ricco di sfide, che prosegue ben oltre il test d’ingresso in università. Molti studenti scoprono infatti che per affrontare 36 esami, un progetto di tesi e anni di studio intenso serve un metodo solido e davvero orientato all’obiettivo.

In questa intervista, il dott. Simone Vietri racconta come il metodo Cordua, nato per sostenere gli studenti durante la selezione medico-sanitaria, si sia rivelato un alleato fondamentale anche durante tutta la sua carriera universitaria, supportandolo dagli inizi fino ai risultati più importanti, come la pubblicazione scientifica e la discussione di laurea.

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Quali ricordi hai della tua esperienza come studente in Cordua?

Il ricordo dell’esperienza in Cordua per me è estremamente positivo. Mi ha dato un metodo e soprattutto la motivazione non solo per iniziare il percorso, ma anche per affrontare i sei anni di università. Ho trovato un ambiente favorevole, sono rimasto in contatto con diversi docenti e molti dei ragazzi conosciuti lì sono poi diventati i miei compagni di corso.

Uno degli aspetti più importanti è stato imparare a organizzare lo studio: una competenza indispensabile quando ti trovi davanti 36 esami che richiedono disciplina e programmazione.

È stata un’esperienza molto formativa, anche perché avevo appena 19 anni ed era la mia prima avventura lontano da casa.

L’impostazione data da Cordua ti è stata utile anche una volta superato il test di ammissione?

Assolutamente sì. Anche se la preparazione scientifica in Biologia, Chimica, Fisica e Matematica non mi è servita direttamente per il test (all’epoca per accedere al San Raffaele era necessario superare un test incentrato sul Ragionamento logico), si è rivelata fondamentale all’università.

Cordua mi aveva già permesso di rivedere e ristrutturare la mia mentalità su queste materie.
Ricordo che Chimica era la mia grande difficoltà, sia al liceo sia durante la preparazione da Cordua. Proprio per questo, avere avuto modo di affrontarla prima dell’università mi ha dato una base importante. Quando è arrivato il momento di sostenere l’esame di Chimica e poi Biochimica, sono riuscito a prendere 30/30esimi.

Avere un metodo solido e una forma mentis chiara ti dà fiducia, soprattutto nei momenti in cui pensi di non farcela. Ed è proprio quella fiducia che mi ha aiutato a superare tanti ostacoli universitari.

Quali valori acquisiti da Cordua ti hanno aiutato a superare gli ostacoli all’università?

Frequentare Cordua mi ha permesso di sviluppare una vera e propria forma mentis, un modo di ragionare che mi ha aiutato a superare le difficoltà. Ricordo spesso ciò che diceva Francesco, soprattutto quando si concludeva un test o usciva una graduatoria.
C’era sempre chi festeggiava e chi, invece, doveva rimettersi subito in gioco. Francesco ripeteva:

“Quello che abbiamo fatto dobbiamo resettarlo. Avete dato tutto, ma non si torna indietro. Ora potete solo migliorare e influire su ciò che farete nel futuro.”

È una frase che mi è rimasta impressa: il passato non si può cambiare, ma il futuro sì. È stato uno dei principi più importanti che mi hanno accompagnato per tutto il percorso universitario.

Come hai applicato questo approccio mentale e motivazionale durante la preparazione degli esami e del progetto di tesi?

Quella forma mentis mi ha portato a vedere ogni esame come una performance. Ricordo un’altra frase ricorrente di Francesco:

“Il tuo 100 non è il 100 di qualcun altro. Magari oggi il tuo 100 corrisponde a un 70, ma se quello è il massimo che puoi dare, allora è un risultato di cui devi essere orgoglioso.”

Questo modo di vedere le cose mi ha accompagnato fino alla tesi e durante il progetto sperimentale.
Durante quest’ultimo percorso, che dura almeno otto mesi e richiede la presenza in reparto, ho avuto la possibilità di frequentare il reparto di Anestesia e Rianimazione all’Università Vita-Salute San Raffaele. Ho partecipato a un grande studio randomizzato attivo da più di dieci anni sul precondizionamento ischemico, una metodica usata tradizionalmente in cardiochirurgia e applicata anche nella chirurgia non cardiaca.
Ho raccolto dati, interagito con i pazienti e scoperto un mondo, quello della ricerca, che percepivo molto lontano da me. Invece si è rivelato un percorso cruciale e molto formativo.

Quali sono stati i risultati tangibili e i riconoscimenti ottenuti grazie a questa preparazione e dedizione?

Uno dei risultati più importanti è aver partecipato alla conduzione di questo progetto di ricerca presentato al congresso internazionale Critical Care Reviews di Belfast e comparire tra i co-autori dello studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Circulation.
Durante la discussione della tesi, il mio relatore e il correlatore hanno voluto ringraziarmi personalmente dicendo:

“Grazie Simone perché hai lavorato tanto per portare a termine questo studio.”

È stato un momento molto emozionante, sia per me che per i miei genitori, che ne sono rimasti piacevolmente sorpresi.
È stata una conclusione bellissima di un percorso costruito con impegno, costanza e, soprattutto, con un metodo che ho appreso proprio in Cordua.

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