Storia della Medicina – Cure e rimedi ai tempi dell’antico Egitto

medicina egizia cordua

La medicina egizia è una delle più antiche ad oggi conosciute.

Arrivata fino a noi grazie ad una tradizione scritta – quella legata ai geroglifici, diffusi nella terra del Nilo già a partire dal 3200-3100 a.C circa – e ai commenti di storici più recenti, come i greci Erodoto e Diodoro Siculo, la medicina egizia prevede una concezione della malattia come di un prodotto dell’azione di un dio sui canali del corpo.

In questo articolo analizzeremo il quadro storico, andando in profondità con le pratiche della mummificazione e la cura delle malattie

La Medicina Egizia – Il quadro storico

Stando alle fonti giunte fino a noi, pare che in Egitto la medicina delle origini fosse suddivisa in specialità. Ogni medico era solito occuparsi solamente di una patologia specifica. Al tempo tutti credevano che la causa materiale della malattia andasse ricercata anzitutto nel cibo ingerito. Questo in virtù della credenza che questo finisse per “guastarsi” una volta introdotto all’interno del corpo.

Le cure più frequenti finivano per essere dei veri e propri processi di purgazione. Pare, inoltre, che i medici egizi fossero particolarmente fedeli alla norma scritta, messa a punto dai loro principali predecessori: i sacerdoti.

Per quel che concerne, invece, le notizie considerate “più attendibili”, la prima cosa che possiamo notare è che queste ci sono pervenute attraverso una buona quantità di papiri. Unitamente alle testimonianze degli ostraka (dei frammenti di terracotta o pietra incisa databili fino all’epoca romana, al cui interno venivano spesso riportati nomi di medici e ricette) e al quelle fornite dall’epigrafia e dall’iconografia, hanno grandemente aiutato gli studiosi a ricostruire un quadro attendibile su come venisse esercitata la medicina al tempo dei faraoni.

Tra i più antichi documenti medici risalenti all’antico Egitto possiamo citare:

  • il papiro Kahun (1850 a.C. circa), che consiste in un vero e proprio trattato ginecologico.
  • il papiro Hearst (II millennio a.C.), al cui interno è contenuta una trattazione frammentaria delle malattie della pelle
  • il papiro di Brooklin (probabilmente risalente all’epoca tolemaica), contenente un trattato sui serpenti con antifonario; e vari altri frammenti.

    Nella maggior parte dei documenti in nostro possesso troviamo la trascrizione di rimedi e tecniche relative a diverse patologie, In altri invece, sono contenute ricette magiche ed incantesimi di protezione, nonché formule per interrogare il malato ed individuare la causa della sua malattia

Medicina Egizia – Mummie e imbalsamazioni

Le genti del Nilo credevano nell’immortalità, vedendo nella morte solo una tappa intermedia dell’esistenza. Partendo da una credenza popolare, essi elaborarono una tecnica che presupponeva una profonda conoscenza anatomica, finalizzata a conservare i cadaveri intatti dentro i sarcofagi: la mummificazione.
Questo lavoro era affidato agli imbalsamatori, medici e sacerdoti al tempo stesso, che in appositi laboratori preparavano il defunto alla nuova vita nell’oltretomba.
Il primo step consisteva nell’estrazione degli organi interni mediante un uncino di bronzo. Successivamente, il corpo veniva immerso per 40 giorni in acqua salata per favorire l’essicazione; poi, unto in oli e spezie e avvolto in bende di lino.
Posto infine nel sarcofago, gli organi interni erano sistemati in appositi vasi detti “canopi”, che costituivano solo una parte di un vasto arredo funebre a cui venivano aggiunti – a seconda del rango del defunto – gioielli e preziosi di ogni tipo.

Medicina Egizia – l’origine e la cura delle malattie

La prima cosa che è necessario sottolineare è che non si tratta di una medicina scientifica, nonostante la forte conoscenza anatomica e pratiche come quella dell’imbalsamazione potrebbero lasciare a intendere. La medicina egizia, infatti, può essere piuttosto considerata come un’arte della guarigione profondamente connessa sia alla magia che alla mitologia e alla religione.

Per questo motivo, era normale per il medico ritenere che il malato avesse bisogno di protezione per affrontare la malattia. Questa veniva considerata come diretta volontà di un dio e causata da principi viventi dotati di volontà maligna.
Considerato come infestato dai principi negativi, il corpo malato veniva considerato impuro e autore di secrezioni contaminanti, rese tali da una putrefazione interna all’organismo. Proprio per questo il medico era solito proteggersi attraverso incantesimi e formule rituali. Secondo questa logica, allora, la terapia avrebbe dovuto essere individuata attraverso l’indagine dei segni e l’interrogazione del malato.

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