L’Ottocento è stato un periodo di grande progresso per il mondo Medicina.
Sulla scia delle trasformazioni avvenute in epoca illuminista, l’Ottocento si distinse per le numerose scoperte, innovazioni e per le sfide senza precedenti che la Medicina affrontò con successo, producendo un avanzamento fondamentale delle pratiche mediche.
La Medicina riuscì infatti a districarsi tra i profondi mutamenti socio-politici del tempo. Su tutti, la Rivoluzione Industriale causò un aumento dell’urbanizzazione e delle migrazioni dalle aree rurali alle città, creando nuove sfide per la salute pubblica.
In questo articolo esploreremo i progressi straordinari della Medicina nell’ottocento, concentrandoci sui traguardi raggiunti e le istituzioni che nacquero durante quel secolo.
Medicina nell’Ottocento – L’epoca delle grandi scoperte
Tra le numerose sfide sociali, politiche ed economiche che l’Europa dovette affrontare fin dai primi anni del XIX secolo, le malattie furono senza dubbio un ostacolo importante. Il sovraffollamento di diverse aree urbane, prodotto dal numero sempre maggiore di migranti, contribuì alla diffusione di malattie infettive come colera, tubercolosi e febbre gialla.
Come risposta a questa nuova situazione, i medici del tempo dovettero attuare un ripensamento generale della pratica medica, muovendosi verso una disciplina basata sui seguenti capisaldi:
- Utilizzo predominante del metodo scientifico
- Impiego di prove empiriche e osservazioni dettagliate attraverso i nuovi strumenti
- Abbandono di credenze e pratiche mediche antiquate
- Investimento nella ricerca e nell’innovazione in campo medico
Proprio la ricerca, unita al lascito accademico dei secoli precedenti, fu la scintilla in grado di approdare ad alcuni dei traguardi più importanti della storia della medina. Di seguito ne vediamo alcuni.
L’introduzione dell’anestesia
Tra le innovazioni più significative del XIX secolo vi è sicuramente l’introduzione dell’anestesia.
Nel 1846, il chirurgo americano William T.G.Morton eseguì per la prima volta un’operazione chirurgica utilizzando l’etere come anestetico, rivoluzionando per sempre il campo della chirurgia.
Nei secoli precedenti furono infatti migliaia le pratiche impiegate per alleviare le sofferenze dei pazienti. Erbe, alcolici, sostanze eccitanti, tutte queste terapie vennero con il tempo soppiantate dall’impiego dell’anestesia, unica terapia in grado di rendere sopportabile anche l’intervento più invasivo.
I vaccini e la microbiologia
Nel 1796 il medico inglese Edward Jenner, fece probabilmente la scoperta del secolo elaborando il vaccino contro il vaiolo. L’eradicazione della malattia, avvenuta appena 2 anni più tardi, diede inizio all’era della vaccinazione, che proseguì per tutto il XIX secolo.
Clicca qui per approfondire la storia del primo vaccino
L’impiego del vaccino e la ricerca che ne derivò portarono ad un altro grande passo avanti. Nel 1861 Louis Pasteur riuscì a dimostrare che ogni malattia è causata da microrganismi invisibili, fondando dunque le basi della microbiologia.
Da quel momento in poi, la disciplina si istituzionalizzò e aprì la strada allo sviluppo di altri vaccini e trattamenti antibatterici.
L’invenzione della siringa ipodermica
Altro approdo importante per la Medicina fu l’invenzione della siringa ipodermica. Ideata e sviluppata nel 1853 dal medico francese Charles Gabriel Pravaz e dal farmacista austriaco Alexander Wood, lo strumento rivoluzionò dal principio la somministrazione di farmaci, consentendo l’iniezione diretta nei tessuti sottocutanei o intramuscolari, migliorando l’efficacia dei trattamenti e riducendo i rischi d’infezione.
La Medicina nell’Ottocento – Nasce la deontologia
La diffusione dei vaccini, dell’anestesia e di tutti i rivoluzionari strumenti medici nel corso dell’Ottocento portarono la Medicina ad una definitiva istituzionalizzazione delle sue pratiche e dei suoi attori.
I medici europei iniziarono infatti a sviluppare codici etici e pratiche deontologiche per regolare la loro condotta professionale e promuovere standard di comportamento etico nella pratica medica.
Questa condotta fu sicuramente figlia dell’evoluzione dei concetti morali, ma anche della crescente complessità delle interazioni tra medici, pazienti e società.
I valori del buon medico
Tra i tanti valori promossi possiamo ricordare:
- La beneficienza, secondo la quale i medici avevano il dovere morale di agire nel miglior interesse dei pazienti, cercando di guarirli o alleviare le loro sofferenze.
- L’autonomia del paziente, in quanto i medici erano tenuti a rispettare la volontà e l’autodeterminazione dei pazienti, specie riguardo scelte importanti per la loro salute.
- La verità e l’integrità della comunicazione con i pazienti, i quali dovevano ricevere informazioni accurate e oneste dai loro medici ed essere in grado di maturare decisioni consapevoli e informate riguardo la loro salute e il trattamento da adottare. In questo, rientra anche l’importanza della trasparenza e della fiducia nella relazione medico-paziente.
- La confidenzialità delle informazioni dei pazienti, espressa nel mantenimento della privacy e della riservatezza delle loro condizioni e delle loro terapie.
- Il rispetto per i colleghi e per la professione nel suo complesso, che doveva trasparire attraverso azioni di collaborazione e mantenimento degli standard più elevati nell’esercizio della loro pratica, contribuendo alla reputazione e alla credibilità della professione.Questi principi, che oggi ci potrebbero sembrare ovvi, affondano le loro radici nell’istituzione delle pratiche e del pensiero medico durante il XIX secolo. La deontologia medica svolge, oggi come allora, un ruolo fondamentale nel mantenimento della condotta professionale dei medici e nella promozione di standard etici, utili non solo a garantire la bontà delle pratiche ma anche a dare sempre nuovi impulsi e stimoli alla ricerca medica nel suo complesso.
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