I concetti che stanno alla base della medicina orientale sono da sempre motivo di fascino e interesse.
In paesi come Cina, India o Giappone, le pratiche impiegate per la prevenzione e la cura del malato si basano infatti su metodologie del tutto diverse da quelle della medicina occidentale.
Alla base di ogni diagnosi sta un approccio di tipo olistico: si crede che le malattie e le disfunzioni fisiche siano correlate agli aspetti psichici e spirituali del singolo individuo. In questo, esiste un preciso sistema di collegamenti corporei, che assume denominazioni differenti a seconda della cultura di riferimento.
In questo articolo esploreremo dunque i passi fondamentali della medicina orientale, che affonda le sue radici in tradizioni millenarie. Analizzeremo poi alcune delle pratiche e dei rimedi in uso ancora oggi, cercando di comprendere i punti di contatto e di differenza rispetto a quella occidentale.
Medicina Orientale – La Cina tra scienza e tradizione
La medicina cinese affonda le sue radici fin nel XI secolo a.C, quando la dinastia Shang identificò le possibili cause di malattia degli individui, differenziando quelle dell’uomo, della donna e del bambino e proponendo una suddivisione delle patologie in base alla sede anatomica.
Da quel momento e fino agli ultimi anni a.C, la civiltà cinese ebbe un progressivo sviluppo culturale, socio-politico e scientifico, che la portò a raccogliere quel corpus di conoscenze che stanno oggi alla base della medicina tradizionale:
- Separazione tra medicina sciamanica e scientifica
- Strutturazione delle categorie mediche: medici maestri delle malattie (internisti), delle piaghe (chirurghi), degli alimenti (dietologi) e veterinari.
Nel 624 d.C fu fondata in Cina la prima scuola di medicina, improntata all’insegnamento della farmacologia, dell’agopuntura, della dietetica e del massaggio. Gli studi condotti dai sempre più numerosi esperti del settore, fecero emergere come le patologie non fossero dipendenti esclusivamente da fattori patogeni esogeni (virus, batteri ecc..), ma anche dall’alterazione dell’equilibrio energetico individuale – dipendente da fattori costituzionali, errori dietetici e comportamentali.
I Vantaggi della Medicina Cinese
La medicina orientale fu sotto molti aspetti una vera avanguardia. Si pensi ad esempio ai vaccini, praticati per via nasale già nel 713 d.C, quasi mille anni prima della scoperta di Jenner!
I progressi della Medicina cinese giunsero in Europa verso la fine del 1600, diffondendo in lungo e in largo la pratica dell’agopuntura. Souliè de Morant, diplomatico francese, constató in particolare gli effetti benefici degli aghi nella cura dei malati di colera, evidenziando i vantaggi della medicina cinese.
Oggi, la medicina cinese prevede una vastissima gamma di prodotti medicinali il cui obiettivo non è tanto la cura del malato, quanto la prevenzione della malattia. L’osservazione del malato precede la vendita e l’assunzione di prodotti atti al ri-equlibrio corporeo, anticipando alterazioni dell’organismo che, in futuro, potrebbero diventare malattie.
La diffusione della Medicina cinese in Giappone
Il Giappone deve gran parte dei suoi progressi in campo medico alla medicina cinese.
Inizialmente, la diffusione delle pratiche e dei prodotti medicali provenienti dal continente fu possibile grazie soprattutto alla Corea. I medici coreani introdussero per primi i libri di medicina cinese in territorio nipponico, arricchendoli con esperienze personali e conoscenze provenienti da varie zone dell’Asia.
A partire dal VI-VII secolo d.C, i medici giapponesi avviarono una serie di scambi con la Cina, a scopo di apprendere quanto più possibile sulle tecniche di cura e sulle malattie.
Nel corso dei secoli, il popolo nipponico ha sperimentato moltissime contaminazioni: dalla medicina portoghese a quella olandese, passando per quella tedesca e lo sviluppo di un proprio sapere nel campo dell’anatomia.
Oggi, la medicina giapponese presenta un sincretismo che coinvolge le conoscenze occidentali in materia anatomica e chirurgica e i saperi clinici, semiologici e legali della medicina cinese.
Ayurveda – Al centro della Medicina Orientale Indiana
Con il termine “Ayurveda” si fa riferimento alla medicina tradizionale indiana. Usata fin dal IV millennio a.C nella valle dell’Indo, fu parte integrante delle pratiche spirituali e medicali trasmesse nel tempo attraverso canti e versi da maestro a discepolo.
Traducibile in italiano come “conoscenza della vita”, alla sua base vi è la necessità di mantenere la sanità del corpo e della mente per poter accedere all’aldilà. In uno degli antichi test giunti fino a noi, si legge “l’individuo sano è colui che ha umori, fuoco digestivo, componenti tissutali e funzioni escretorie ognuno in buon equilibrio, e che ha lo spirito, i sensi e la mente sempre compiaciuti“.
Ad oggi, i college indiani dove si studia l’Ayurveda sono oltre 300, a cui si aggiungono quattro grandi Campus universitari in cui questo antico sistema medico è lo studio principale:
Esistono 8 branche dell’Ayurveda:
- medicina interna (Kayachikitsa);
- Chirurgia (Shalvatantra);
- oftalmotorinolafingoiatria (Shalakia tantra);
- pediatria (Kaumabarabhritya);
- tossicologia (Gadatantra);
- psichiatria (Bhutavidya),
- scienza del Ringiovanimento (Ramayana);
- scienza degli Afrodisiaci (Vajikarana).
Tra gli scopi dell’Ayurveda si possono identificare:
- la prevenzione delle malattie
- la cura e il mantenimento della salute
- la promozione della longevità
Per realizzare questi obiettivi, l’Ayurveda prevede i seguenti trattamenti:
- nutrizione
- utilizzo di piante medicinali
- trattamenti fisici a base di oli e effettuati con tecniche particolari
- terapie disintossicanti
- tecniche di purificazione e asana yoga
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